Le donne di Ero Straniero in visita all’Avis di Carpi

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“E' per noi un vero piacere avervi qui. Ci tenevamo, come Avis, a presentarci alle nuove cittadine, perché l’immigrazione porta forze nuove sul nostro territorio. L’obiettivo è farci conoscere, siamo sul territorio da 65 anni, era il 1953 quando abbiamo aperto la sezione di Carpi. Siamo ancora qui, con quasi 6000 donazioni all’anno, grazie a tutti coloro che ogni mattina vengono a donare”: è con queste parole che Giovanna Arletti, Vicepresidente di Avis Carpi (nonché docente volontaria nel progetto di integrazione), ha accolto oggi, mercoledì 13 dicembre, le donne delle comunità indiana e pachistana frequentanti le classi di Ero Straniero – il progetto di alfabetizzazione ed educazione civica per immigrati adulti promosso da UDI (Unione Donne in Italia), Azione Cattolica, MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e Cooperativa sociale ‘Il Mantello’ con il contributo di Fondazione CR Carpi, il supporto del suo ente strumentale Fondazione Casa del Volontariato e il patrocinio del Comune di Carpi – recatesi in visita alle strutture dell’associazione. “Ho sempre pensato che aderire a questo tipo di donazione fosse una delle più alte forme di volontariato – ha dichiarato il presidente della Fondazione CR Carpi Giuseppe Schena – perché donare il proprio sangue significa compiere un gesto di aiuto nei confronti di un perfetto sconosciuto, di cui non si conosce neppure il volto e che mai si incontrerà, ed è dunque un atto fantastico, che sta alla base dell’aggregazione civica e della partecipazione. La vostra presenza qui questa mattina rappresenta una bella unione tra comunità straniera e volontariato, un bel gruppo di donne che contribuisce a quel percorso di integrazione reale di cui c’è tanto bisogno”. A sottolineare l’importanza di donare è stata poi l’Assessora alle Politiche sociali e Sanità Daniela Depietri: “anche chi non può donare per questioni di salute può giocare un ruolo molto importante, convincendo amici, parenti e conoscenti a farlo. Questo è un dono che prima o poi potrebbe esserci restituito, perché nessuno di noi può escludere che non avrà mai bisogno, in futuro, di ricevere una donazione di sangue. L’AVIS è una grande famiglia, e spero che anche voi vogliate entrare a farne parte. In questi giorni di emergenza fiumi ci hanno aiutato, presidiando tutta la notte i varchi, anche tanti ragazzi stranieri. Questo è quello di cui abbiamo bisogno: lavorare insieme, perché, al di là dell’origine, siamo tutti parte della stessa comunità”. Medici e volontari dell’Avis hanno poi spiegato alle donne presenti quali sono i passaggi da effettuare per diventare donatori e infine, in sala prelievi, hanno loro illustrato come si effettua una donazione.  

 

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