Gli argini hanno tenuto ma i lavori proseguono

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Gli argini di Secchia e Panaro hanno tenuto e la piena è transitata nel fine settimana di inizio febbraio senza che i fiumi tracimassero come è successo nel caso del Reno: nel bolognese è stato un disastro.  Nel modenese ci sono stati comunque allagamenti nell’area esondabile di via Barchetta e via Madonne a Campogalliano e nell’area di rigurgito della Fossalta con conseguenti danni ma senza i lavori agli argini e alla cassa d’espansione del Secchia poteva andare ben peggio.  In una giornata è caduta una quantità d’acqua pari a quella che normalmente precipita in un mese e le piene sono state particolarmente importanti ma “per quel che riguarda il Panaro – spiega Federica Pellegrini dirigente Ufficio Aipo Modena – è stata decisiva la regolazione delle paratoie del manufatto di regolazione, mentre per quel che riguarda il Secchia non si sono registrati danni alle arginature, in particolare in corrispondenza di Ponte Alto, grazie ai lavori fatti a partire dal 2014: in particolare all’interno della cassa di espansione del fiume nell’estate di due anni fa è stata eseguita una manutenzione straordinaria. Aipo, Agenzia Interregionale per il fiume Po, ha già completato trentacinque milioni di euro di lavori e i benefici si sono visti in occasione di questo evento”.
Verrà un giorno in cui si vivrà con meno apprensione?
“Il rischio non si potrà mai ridurre a zero e questo deve essere un elemento ben chiaro: parliamo di fenomeni idrologici e idraulici relativamente ai quali il rischio non si potrà mai azzerare”.
La morfologia dei nostri fiumi, che scorrono a un livello più alto rispetto alla campagna, rappresenta una criticità?
“Secchia e Panaro  sono sempre stati caratterizzati da una forte pensilità: in certi tratti il fondo dell’alveo è più alto rispetto al piano campagna ma questo è un aspetto che li caratterizza da sempre, non è dei nostri giorni ma risale al 1800: passano le piene e i sedimenti si accumulano, anche nelle golene, ma a compromettere i volumi che servono non è tanto l’accumulo di questi detriti quanto piuttosto il fatto che ci mancano volumi d’invaso in particolare sul Secchia in corrispondenza della cassa di espansione che dovrà essere adeguata in termini di funzionalità e miglioramento del manufatto di regolazione ma anche in termini di nuovi volumi. Per questo stiamo portando avanti anche con il comune di Rubiera l’ampliamento della cassa di espansione quindi la realizzazione di un nuovo comparto che aumenterà il volume d’invaso di circa quattro o cinque milioni di metri cubi. Su questo si dovrà lavorare in particolare sul Secchia: trovare ulteriori volumi d’invaso a monte del tratto arginato”.
I lavori di Aipo proseguiranno dunque nel prossimo futuro per portare a conclusione gli interventi di adeguamento delle arginature e della cassa d’espansione del Secchia e continuare a eseguire una manutenzione capillare di tutto il reticolo.
Le nutrie rappresentano ancora un problema?
“Le tane scavate dagli animali selvatici, non solo nutrie ma anche tassi, istrici e volpi, costituiscono un problema: è stato approvato e sta per essere rinnovato il piano di limitazione numerica e di controllo di queste specie. Rispetto alla situazione prima dell’alluvione del 2014 riusciamo ad avere un monitoraggio attento coordinato dalla Protezione Civile e un censimento puntuale dei danni provocati dagli animali lungo le arginature: in questo modo possiamo intervenire molto rapidamente”.
Sara Gelli

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