L’emergenza abitativa è drammatica

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Una fotografia, quella relativa ai bisogni della cittadinanza e tracciata da Porta Aperta, a tinte a dir poco fosche: il nuovo povero è italiano, senza una casa di proprietà e stretto in una morsa di debiti. “Situazioni incancrenite e sempre più complesse da cui è difficile emergere e che riguardano perlopiù famiglie italiane. La percentuale di italiani in difficoltà sta infatti crescendo maggiormente rispetto a quella degli stranieri, in parte perché alcuni immigrati hanno da tempo lasciato il nostro territorio e poi perché le situazioni di povertà tendono a cronicizzarsi. Vedremo se il reddito di cittadinanza servirà ad alleviare tali problematiche”, spiega Valentina Pepe, responsabile dell’Area progettazione di Porta Aperta Carpi. Se l’indebitamento è leggermente in calo rispetto allo scorso anno, ad aumentare è invece il versante morosità: “la maggior parte delle 418 famiglie campionate – aggiunge Pepe – presenta almeno una morosità sulle utenze domestiche di luce, acqua, gas, rifiuti e spese condominiali”. A una già grave situazione debitoria, “circa 100 euro in più a nucleo rispetto all’anno precedente, nonostante le famiglie siano in numero inferiore” spesso le persone si trovano ulteriormente strozzate da debiti finanziari di vario genere, seppure in lieve diminuzione, a cui non sono in grado di far fronte: “prestiti contratti per uso al consumo, o per sanare altri debiti o, ancora, per acquistare un’automobile”.

Per quanto riguarda il fronte mutui, prosegue Valentina Pepe, “abbiamo registrato un calo drastico probabilmente legato alle difficoltà di accesso al credito. I nuclei sui quali gravano le rate del mutuo sono solo 24: “16 sono morose e 10 hanno la casa pignorata. Dei 293 che vivono in affitto, 106 sono in ritardo coi pagamenti del canone di locazione e 14 sono le famiglie che hanno subito uno sfratto lo scorso anno”.

Un’emergenza, quella abitativa, definita “drammatica” da Alessandro Gibertoni, responsabile del Centro di Ascolto di Porta Aperta. “Il mercato delle locazioni è ingessato da anni e, consci di tale criticità, abbiamo presentato nel novembre 2018, il progetto di social housing Non solo una casa per ripartire. Finanziato dal Ministero delle Politiche Sociali e dall’Unione delle Terre d’Argine e frutto del lavoro dei Piani di zona, il progetto ci vede come ente capofila – insieme a Dedalo, La Tenda, Circolo Anspi Eden, Circolo Anspi Madonna della Neve, Effatà e Il Mantello – per tentare di implementare le risorse abitative sul territorio di Carpi ma anche di offrire una risposta strutturata per supportare le famiglie. Il nostro è un appello accorato affinché chi possiede unità immobiliari le metta a disposizione a prezzi calmierati, usufruendo al contempo della conoscenza e dell’esperienza maturate sul campo da Porta Aperta, per avere così garanzie di solvibilità”. Ad oggi le risorse abitative messe a disposizione sono due (una da Porta Aperta e l’altra da La Tenda) e ne hanno beneficiato tre famiglie. A soffrire in modo particolare sono i papà separati: incapaci di far fronte a tutte le spese legate alla separazione e al mantenimento dei figli, spesso, finiscono per strada. Senza un tetto. A loro è stato dedicato, a partire dal giugno dello scorso anno, un servizio ad hoc all’interno della Cittadella della carità: “attualmente sono tre i padri accolti presso la nostra struttura e stiamo valutando un ulteriore ingresso”, spiega Giorgio Lancellotti, direttore della Caritas diocesana.

Al Centro di Ascolto di Porta Aperta “il numero delle famiglie incontrate continua a calare e nel 2018 sono scese a 562, il 44% delle quali italiane (dato in crescita)”, prosegue Gibertoni.

La partenza degli stranieri, un generale stallo sul fronte migratorio e il rafforzamento della rete di aiuto ci restituiscono la fotografia di una realtà mutata ma non per questo meno drammatica. Il grido di aiuto giunge sempre più dagli italiani: impoveriti, strozzati dai debiti e dalle spese legate alla casa, non sanno dove sbattere la testa. A chiedere aiuto sono perlopiù gli over 45 e aumentano le persone sole (113 su 562) toccando percentuali mai raggiunte in una cornice che vede a grande maggioranza la convivenza con parenti (57%). Persone che non sanno come sbarcare il lunario. Sono stati 5.558 i pacchi alimentari distribuiti da Porta Aperta a 497 famiglie (il 44% è costituito da famiglie italiane), generi di prima necessità che si sommano a quelli erogati dalle parrocchie presenti sul nostro territorio. A fronte poi di una diminuzione del numero di disoccupati, per favorire il reinserimento in un mercato del lavoro sempre più complesso, Porta Aperta, unitamente ad altri soggetti facenti parte del Tavolo Lavoro, ha incoraggiato, nel dicembre scorso, l’avvio di un progetto sperimentale denominato Volontariato per il lavoro, il quale prevede che persone inoccupate possano svolgere un’attività di volontariato all’interno di un’associazione. Un’esperienza che, oltre a valorizzare e valutare le loro competenze trasversali, rappresenta un’occasione di socializzazione e innalza il livello di fiducia in se stessi e di autostima. Al termine del periodo, qualora tutto sia andato per il meglio, il nominativo viene segnalato alle associazioni di categoria firmatarie del documento per far incontrare così domanda e offerta”.

Jessica Bianchi

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