Il Tempio perduto di San Nicolò

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Cementificazione progressiva, scarsa manutenzione del verde e dei parchi, strade piene di crateri, ciclabili inadeguate… sono numerosi i temi che scaldano gli animi dei carpigiani soprattutto sui Social. Tra questi però non compare mai la chiusura di una delle chiese più belle della nostra città: il Tempio di San Nicolò, di cui l’Amministrazione Comunale è proprietaria, langue dal terremoto del 2012.  A indignare numerosi cittadini, soprattutto nei mesi scorsi, era stata l’annunciata partenza dei frati di San Nicolò: nonostante la mobilitazione e la raccolta firme, padre Floriano Broch, padre Elio Gilioli, padre Ivano Cavazzuti, padre Bonaventura Pini e padre Ivano Rossi a fine luglio lasceranno Carpi. Una grave perdita per i fedeli certo ma la chiesa, al contrario, ferita e interdetta al pubblico dopo le violente scosse risalenti a sette anni fa, non è solo patrimonio della comunità cattolica bensì dell’intera cittadinanza. Un simbolo dove arte e cultura si incontrano. Un luogo amato da tutti coloro che tra le mura del tempio e dell’annesso cortile sono cresciuti. E allora perché non si leva un coro unanime che ne richieda, finalmente, l’apertura? Perchè non sono ancora stati assegnati i lavori per il ripristino? A cosa è riconducibile questo imperdonabile ritardo? Quando i carpigiani potranno riprendere possesso di questo luogo monumentale e i turisti ammirarne la maestosità e la bellezza? 

Il progetto di recupero del Tempio di San Nicolò ha ottenuto il via libera dopo un infinito iter burocratico, ma qual è al momento lo stato avanzamento lavori? “Dopo il parere favorevole con prescrizioni sul progetto preliminare espresso dalla commissione congiunta in data 16 marzo 2016 si è proceduto all’elaborazione del progetto definitivo/esecutivo recependo le prescrizioni della struttura commissariale. Il 17 luglio 2018 – spiegano dall’Ufficio tecnico del Comune – è stata rilasciata l’autorizzazione della Soprintendenza, il 7 agosto l’autorizzazione sismica e il 3 settembre 2018 è stato emesso il Decreto di assegnazione del finanziamento. Dopodiché è iniziata la procedura di validazione progettuale a cura di un ente esterno conclusasi il 3 maggio 2019. Dal 29 maggio di quest’anno il Progetto è al vaglio dei proprietari che saranno interessati dall’occupazione temporanea delle aree necessarie per l’esecuzione dei lavori, i quali avranno a disposizione 40 giorni (la scadenza è fissata al 10 luglio) per proporre eventuali osservazioni”.

Subito dopo, con l’approvazione definitiva del progetto, potrà partire l’iter della gara di affidamento, “per la quale è ragionevole ipotizzare tre mesi di tempo. Entro l’anno – proseguono i tecnici – verranno poi assegnati i lavori che avranno una durata complessiva di 480 giorni e pertanto dovrebbero terminare a metà 2021”. Insomma salvo imprevisti il cantiere di restauro dovrebbe decollare – il condizionale è d’uopo – a inizio 2020  per poi concludersi sedici mesi dopo. 

La spesa prevista per i lavori ammonta a 2,8 milioni di euro, di cui 1,3 finanziati dalla Regione e 1,5 dal Comune, utilizzando il rimborso assicurativo. A questi si aggiungono i 625mila euro previsti per la sistemazione del convento adiacente alla Chiesa, i cui lavori sono tuttora in corso. 

Jessica Bianchi

 

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