Tra certezze e illusioni: esempi di ciclabilità mancata

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’illusione è durata poco ed è bastato un veloce sopralluogo per verificare che il nuovo tracciato pavimentato intorno al nuovo supermercato di via Colombo non è una pista ciclabile ma un semplice marciapiede. L’innovativa zona 30 introdotta non più di un anno fa nel quartiere tra via Bollitora e via Ugo da Carpi resta incompiuta: orfana di una vera e propria pista ciclabile, in assenza di una segnaletica orizzontale sulla strada che ne evidenzi la differenza e induca chi procede a non superare il limite dei 30, dotata di rotondine disegnate a terra, inutili a ridurre davvero la velocità e fonte di grande confusione per auto, moto e bici che si affidano alla libera interpretazione nell’affrontarle.  La sperimentazione della prima zona 30 di Carpi meritava molto di più ma è rimasta a metà: forse i tecnici pensavano che in Zona 30 le biciclette potessero condividere la sede stradale con le auto e ai pedoni non dovesse essere riservato nulla di più degli stretti marciapiedi già esistenti. E così la fisionomia del quartiere, al di là dell’introduzione dei sensi unici nelle strette vie, non è cambiata e su via Colombo le auto continuano ad andare a  velocità sostenuta così come in via Foscolo, Leopardi e Pascoli.

Per il futuro, nella progettazione dei prossimi tracciati ciclabili, i tecnici dovranno evitare di riproporre le scelte che hanno caratterizzato le piste ciclabili di più recente realizzazione a Carpi: quella che porta dal centro alla stazione dei treni lungo via Darfo Dallai pur costata 590mila euro è segnata a terra in un zig zag incomprensibile all’altezza dell’attraversamento semaforico mentre su quella tra via Carducci e via Focherini bisogna affrontare un angolo cieco a 90 gradi con estrema prudenza per evitare di scontrarsi con chi proviene dalla direzione opposta. Solo due esempi di come si riesca a complicare inutilmente la vita ai ciclisti.

Sara Gelli

 

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