Meno malati, più guariti: la svolta nella lotta ai tumori

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Il cancro rimane un incubo ma le cure abbassano la mortalità del male e la prevenzione funziona diminuendo la probabilità di esserne colpiti. Lo dimostra la nona edizione del rapporto I numeri del cancro 2019 redatto dall’Aiom – Associazione Italiana di oncologia medica e dall’Airtum – Associazione italiana registro tumori sull’incidenza dei tumori e sulla sopravvivenza dei pazienti a cinque anni dalla diagnosi.
In base ai dati degli anni precedenti, è stata fatta una stima per l’anno 2019 che mostra un calo dei casi del 2,3% negli uomini e dello 0,9 nelle donne. “La stima si riferisce al tasso grezzo che non tiene conto dell’invecchiamento della popolazione (due terzi dei tumori colpiscono la popolazione sopra i 65 anni) quindi è un dato reale (non “standardizzato”) che va preso con cautela, ma che per la prima volta mostra che i tumori non stanno crescendo. Anzi, per i nuovi casi in Italia si prevede una diminuzione: nel 2019 sono stimate 371mila diagnosi (196mila uomini e 175mila donne), erano 373mila nel 2018. Quali i tumori più frequenti?  Quelli della mammella, colon – retto, polmone, prostata e vescica. In calo, in particolare, le neoplasie del colon – retto, dello stomaco, del fegato e della prostata e, solo negli uomini, i carcinomi del polmone. E’ la prima volta che si registra un mancato incremento dei tumori e, se si confermano i dati, addirittura una diminuzione: 2.000 persone in meno si ammaleranno di cancro nel 2019” precisa il dottor Fabrizio Artioli primario del Reparto di Oncologia dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, rientrato dal congresso degli oncologi UE a Barcellona.
Oltre ad ammalarsi meno, in Italia aumentano le persone che hanno avuto nella loro vita un tumore e sono completamente guarite o ci convivono, i cosiddetti lungoviventi oncologici (il 6% della popolazione italiana): un quarto delle persone colpite in passato oggi ha la stessa aspettativa di vita di ogni altro italiano e aumentano coloro che sono vivi a distanza di cinque anni dalla diagnosi (più del 60%). Entrambi segni che la diagnosi precoce, cioè gli screening sulla popolazione sana per trovare lesioni o forme tumorali iniziali, funzionano, così come le terapie messe in campo per combattere i tumori.
Tra le buone notizie “si riduce dell’8,8% in Emilia Romagna l’incidenza del tumore del colon – retto proprio per effetto dello screening che permette di identificare ed estirpare lesioni benigne. Il 97% dei casi infatti ha origine da polipi che si trasformano in displasie e poi in cancro”. In questo caso lo screening non solo fa la differenza tra la vita e la morte, ma tra l’ammalarsi o no.
Ci sono poi tumori che stanno calando “grazie al miglioramento degli stili di vita, come quello al polmone (negli uomini), dopo le campagne contro il fumo di sigaretta. Così come è fondamentale migliorare l’alimentazione che incide in misura del 20-25% come causa di cancro.
Per quel che riguarda il tumore della mammella cresce dello 0,3% per colpa dell’invecchiamento della popolazione, per cause genetiche (5%), per stili di vita scorretti (un’alimentazione troppo ricca di grassi animali e zuccheri, fumo e sedentarietà), per un utilizzo non appropriato – dimostrato in uno studio americano pubblicato nel 2002 – della terapia ormonale sostitutiva per la menopausa (fenomeno che in Italia trova invece ormai da anni una gestione più corretta), ma anche perché grazie agli screening è difficile che ci sfuggano: molte donne si sottopongono alla mammografia, senza gli screening li avremmo trovati lo stesso, magari dopo diversi mesi o anni e magari a uno stadio della malattia ormai troppo avanzato”.
Cala in modo significativo il tumore della prostata (-3,6% in regione) grazie a nuovi strumenti diagnostici che consentono di ridurre il ricorso alla biopsia: “la Risonanza Magnetica Multiparametrica, presente a Carpi, Modena e Sassuolo, consente di individuare quei piccoli tumori non aggressivi con i quali si può convivere perché non comportano una mortalità precoce”.
Ciò che preoccupa maggiormente il dottor Artioli è l’avanzata del melanoma, “perché non sappiamo prendere il sole, che è un amico, ma non se stiamo undici mesi chiusi in ufficio e poi per un mese ci esponiamo ai suoi raggi in modo non corretto. Sotto accusa anche l’uso non controllato delle lampade perché a nuocere sono i raggi ultravioletti. L’Australia ci ha insegnato come affrontare questo problema: iniziando a occuparsi di prevenzione già dalla scuola elementare, se non prima.”
L’ultimo accenno è per il carcinoma della cervice dell’utero provocato dal papilloma virus: col pap test ha subito una riduzione del 90% ma in provincia di Modena nel 2015 sono morte 8 donne perché “è un virus infingardo, che si prende il suo tempo, anche fino a cinque anni o più. Oggi fa parlare di sé non solo perché è l’origine del tumore al collo dell’utero ma perché è causa del 40% dei tumori orofaringei. Estendendo la vaccinazione, che oggi viene proposta gratuitamente agli adolescenti (maschi e femmine) tra i 12 e i 14 anni, potremmo avere in futuro un calo significativo, se non addirittura la scomparsa, di tumori in bocca e in gola (non alcol/fumo correlati)”.
Per quel che riguarda la provincia di Modena, l’adesione agli screening è molto alta: contro il tumore alla mammella (mammografia) 74%, collo dell’utero 68,4%, tumore colon – retto (sangue occulto) 55,6%.
“Il miglioramento generale trova riscontro a livello locale. L’Emilia Romagna è la regione con i più alti tassi di sopravvivenza e la nostra provincia si distingue per i trattamenti che garantiscono una sopravvivenza a cinque anni del 62, 9% (in Emilia Romagna 62,4) e fino all’89% nel caso del tumore alla mammella. In Svezia la percentuale è del 64% ma in Germania del 58%. Bellissimo spread” conclude Artioli.
La riduzione dei tumori indica che le campagne di sensibilizzazione primaria (non fumare, fare attività fisica, mangiare frutta e verdura), l’elevata adesione agli screening e la disponibilità di cure all’avanguardia funzionano. Non avremo vinto la guerra, ma c’è una svolta nella lotta ai tumori.
Sara Gelli