L’Ospedale di Carpi sta tornando alla vita

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L’Ospedale Ramazzini di Carpi sta progressivamente tornando alla piena funzionalità. Importanti tasselli mancano ancora all’appello ma, come spiega il direttore del Distretto Sanitario, Claudio Vagnini, “è solo una questione di giorni. Entro la fine di gennaio infatti, tutti i reparti, compresi quelli chirurgici (Chirurgia, Ortopedia e Urologia), dovranno tornare pienamente funzionanti”.
Rianimazione
Si sono levate voci preoccupate circa la volontà di non riattivare il Reparto di Rianimazione, senza il quale ovviamente non potrebbero esistere le degenze chirurgiche…
“Il Pal stabilisce che il Ramazzini resti un ospedale di riferimento per la Provincia di Modena, unitamente a Baggiovara e Sassuolo. Senza la Rianimazione ciò non sarebbe possibile. Il Reparto rientrerà in funzione entro la fine di gennaio. Le preoccupazioni relative a un eventuale depauperamento di servizi del nostro ospedale dopo il terremoto sono infondate: tutte le attività internistiche e chirurgiche saranno completamente ripristinate. Il Ramazzini è – e resterà – un piccolo policlinico”.
Sale operatorie
Il Ramazzini a lavori completati potrà contare su 10 sale operatorie: 6 recuperate e 4 realizzate ex novo. Quando termineranno i cantieri?
“Le sei sale ristrutturate sono già rientrate in nostro possesso, quando ci verranno consegnate le altre quattro, ovvero entro la fine di febbraio, attiveremo vari percorsi di adeguamento. In due sale vorremmo infatti collocare l’Endoscopia”.
Pronto Soccorso
A quando l’avvio del cantiere per l’adeguamento del Pronto Soccorso?
“A giorni. Ormai è tutto pronto e i lavori dovrebbero procedere celermente”.
Radioterapia
Il bunker per la Radioterapia è tornato in funzione?
“Sì è operativo”.
Centro prelievi
Dopo la sospensione della delibera con la quale il Comune di Carpi rientrerà in possesso degli edifici della Polisportiva Dorando Pietri e il ricorso alla Corte dei Conti da parte del sindaco, è tramontata l’ipotesi di spostare all’interno di quella sede il Centro Prelievi oggi sistemato nella Cappella dell’Ospedale?
“La nostra intenzione resta quella di trasferire il centro prelievi all’interno di quella sede, magari sistemandovi anche il Consultorio e una Casa della Salute ma, al momento, le bocce son ferme. Prima infatti il Comune deve entrare in possesso della struttura e, successivamente, insieme all’Azienda sanitaria, sancire un accordo che ci permetta di gestire i locali per un periodo di lunga durata”.
Il pronunciamento dei giudici potrebbe però farsi attendere. Nel frattempo il Centro Prelievi continuerà a operare nella Cappella?
“Abbiamo individuato altri locali, siti nella Cassa di Risparmio di Bologna, in viale Peruzzi, dove collocare temporaneamente – in affitto – il Centro Prelievi che necessita con urgenza di una sede dignitosa e consona. Il progetto è già pronto ed è attualmente al vaglio della Commissione per ricevere la necessaria autorizzazione sanitaria. Non appena avremo il via libera, nel giro di un mese, potremo procedere con il trasferimento. Tra i nostri obiettivi vi è quello di garantire dai 200 ai 250 accessi in due ore, attivando anche percorsi di accesso diretto”.
Parcheggio
Il tema del parcheggio resta scottante. Se quello sopraelevato non si può fare per mancanza di risorse, come intendete procedere?
“Stiamo completando la segnaletica orizzontale e verticale nel parcheggio e, grazie al ripristino del servizio di Guardia giurata, potremo contare su un controllo attento e puntuale dell’area. Alle auto parcheggiate, prive di autorizzazione, saranno infatti messe le ganasce. Sono previsti posti dedicati per i disabili, i dializzati, i mezzi di servizio e quelli delle associazioni di volontariato che si occupano di trasporto sociale. Tutto il resto sarà a disposizione dell’utenza. Gli operatori invece dovranno collocare la loro auto altrove, ovvero nelle strade laterali prossime al nosocomio”.
Medicina
territoriale
E mentre l’ospedale ricomincia a tirare una boccata d’ossigeno diventa però sempre più chiaro che occorre cambiar passo. E alla svelta. “Le degenze internistiche sono tutte rientrate – continua Vagnini – ma fatichiamo a dimettere i pazienti perchè il territorio non è in grado di assorbirli. Non ci sono posti nelle residenze per anziani, nè tantomeno posti letto temporanei per alleviare la fatiche delle famiglie che assistono malati, disabili e anziani. Per non parlare poi dei malati soli, casi di cui non possono farsi carico solo le badanti. Carpi ha bisogno di una nuova struttura per anziani: ci sono troppi utenti fuori provincia e fuori Regione. Anche i 20 posti in più che otterremo con la sopraelevazione del Carpine (che dovrebbe terminare a fine marzo) non sono sufficienti a rispondere in modo adeguato alle liste d’attesa”. Il potenziamento del territorio è prioritario: l’ospedale non deve essere l’unico luogo deputato alla cura. Si deve sostenere la domiciliarità attraverso il conferimento di maggiori risorse economiche e umane e occorre realizzare Case della Salute sul territorio (in via di definizione quelle di Novi e Rovereto, rese possibili grazie a donazioni private). La medicina territoriale deve farsi carico della piccola urgenza per snellire il Pronto Soccorso. I codici bianchi devono essere gestiti dalle cooperative e dai gruppi di medici di base, solo in questo modo il nostro ospedale potrà lavorare al meglio e garantire alti standard di qualità”.
Nuovo ospedale
Con l’apertura della campagna elettorale per le elezioni amministrative, il tema di un nuovo ospedale tornerà alla ribalta. Il Consiglio Comunale di Carpi ha infatti già chiesto l’istituzione di un tavolo tecnico per lo studio di fattibilità di un nuovo ospedale nella Zona Nord. Il direttore generale Mariella Martini è stato chiaro: non ci sono risorse. Pensa potranno esserci delle aperture? Magari adottando un modello ospedaliero a gestione pubblico-privato?
“Credo che realizzare uno studio di progettazione relativo alla realizzazione di un nuovo ospedale per l’Area Nord possa essere fattibile ma sono anche convinto che in questo momento, ogni risorsa economica disponibile debba essere spesa per riportare tutti i nostri servizi sanitari alla piena operatività”.
Jessica Bianchi

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