L’influenza mette a letto i carpigiani

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A rassicurare tutti è il pediatra Paolo Giglioli che chiarisce subito: “i casi sono numerosi ma l’influenza non è particolarmente aggressiva, sicuramente non paragonabile a quanto sta succedendo negli Stati Uniti”.
In Italia l’influenza sta mettendo a letto grandi e piccini in numero sempre maggiore e fra pochi giorni è previsto il picco dell’epidemia. “Nella prima settimana di gennaio – continua il dottor Giglioli – sono stati colpiti dal virus 200mila italiani, mentre nella seconda si registra un aumento significativo, con una stima di circa 350mila persone colpite e si raggiungerà con ogni probabilità l’apice verso la fine di gennaio e i primi di febbraio” .
Concordano sulla previsione del picco tutti e tre i medici interpellati per approfondire il tema dell’influenza: oltre a Giglioli, la dottoressa Raffaella Casarini, pediatra, e il dottor Tiziano Cadioli, medico di base. E’ un periodo di superlavoro per loro ma si sono comunque resi disponibili a chiarire alcuni aspetti legati al ‘mal di stagione’, l’influenza.
Secondo il bollettino della rete di sorveglianza Influnet dell’Istituto superiore di Sanità, le regioni più colpite sono Piemonte, Valle d’Aosta, Campania e Sardegna e l’incidenza è stata di 6,20 casi per mille assistiti tra i 5 e i 14 anni, 4,45 nella fascia 15-64 anni e 1,85 negli over 65. Nel periodo del picco influenzale si prevedono circa 14 influenzati ogni mille assistiti.
“Fra i pazienti più colpiti – precisa Giglioli – ci sono i neonati perché il loro sistema immunitario non è ancora pienamente sviluppato e rischiano quindi anche complicazioni polmonari. I più piccoli possono avere infezioni batteriche (ricordiamo che l’influenza è invece un’infezione virale) come polmoniti, sinusiti e otiti”.
“Assistiamo – spiega il pediatra – a un’importante circolazione di virus B dell’influenza (circa il 50% dei tamponi positivi per influenza sono positivi per il virus B) e le infezioni da virus A stanno incrementando con una maggior prevalenza per il virus pandemico A/H1N1, pari al 27% contro il 13% dell’A/H3N2”.
I sintomi? “Sono quelli di sempre” conferma il dottor Tiziano Cadioli, medico di base elencando febbre oltre i 38°, dolori articolari, a volte tosse, congestione nasale e spesso mal di testa”. “Ma quest’anno – aggiunge Giglioli – si segnalano molti casi in cui si manifestano sintomi gastrointestinali”.
Come affrontare l’influenza in termini di prevenzione? “Il vaccino resta l’arma migliore” precisa Cadioli, ma nel caso in cui una persona non abbia provveduto a farlo, la cosa più importante resta la prevenzione.
“Una dieta equilibrata – consiglia la dottoressa Casarini – ricca di frutta (vitamina C), verdure e legumi (ferro) aiuta l’organismo a contrastare l’influenza. E’ importante anche lavarsi spesso le mani e usare fazzoletti di carta usa e getta così come areare spesso gli ambienti e idratarsi a dovere”. Ma se non basta a evitare il contagio? Allora occorre sapere che il periodo di incubazione è variabile da 1 a 4 giorni e la durata dell’influenza “è al massimo di 7 giorni per gli adulti e 10 per i bambini”, prosegue Giglioli.
“Nel caso dei bambini è importante – insiste Casarini – monitorare l’andamento della malattia, ricorrere al proprio pediatra curante in caso di sintomi importanti o persistenti, eseguire le terapie prescritte e, soprattutto, rispettare il periodo di convalescenza per evitare complicazioni del quadro clinico o ricadute”.
“La terapia è solitamente antipiretica perché l’influenza è una malattia virale” concordano i tre dottori “poi si possono consigliare sedativi periferici per la tosse, antidiarroici e antinausee al bisogno e terapia antibiotica prescritta dal pediatra solo se riscontrano complicanze batteriche”. Per i bambini “è sufficiente – conclude la dottoressa Casarini – fronteggiare i sintomi avvalendosi dei consigli del proprio pediatra, somministrare farmaci per la febbre e tenere le vie respiratorie il più libere possibile”.
Sara Gelli

In foto Paolo Giglioli

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