Non chiamateci costruttori…

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Non chiamateci costruttori… potrebbe essere questo lo slogan del colosso cooperativo carpigiano Cmb. Prima impresa di costruzioni per fatturato italiano del nostro Paese, Cmb è andata oltre, affermandosi sempre più in un’area, quella dei servizi, che non conosce battute d’arresto. “Operiamo in un’ottica di global service: dalla costruzione alla gestione. Ogni prodotto che offriamo è come un abito su misura. Di fattura sartoriale”, ha affermato il presidente di Cmb, Carlo Zini. Un’evoluzione che passerà sempre più attraverso alleanze strategiche con aziende ospedaliere e universitarie “perché, è indubbio, – prosegue Zini – che  nei prossimi anni non ci si limiterà più a costruire ospedali e cliniche all’estero, settore nel quale siamo forti e nel quale crediamo per il suo valore sociale aggiunto, ma si dovrà esportare una sanità di qualità, fatta di competenze, conoscenze e professionalità”.  Un know how che implica l’alleanza con altri soggetti e che, in qualche misura, sposta da Carpi a Milano, “vera locomotiva d’Italia” il cuore nevralgico della cooperativa.
Con passi “misurati ma progressivi –  ha aggiunto il neo eletto vicepresidente, l’architetto Ruben Saetti – siamo partiti dal project, che oggi costituisce una quota rilevante (e stabile) del nostro fatturato, per arrivare a offrire al committente un servizio a tutto tondo, maggiormente strutturato e, di conseguenza, in grado di renderci maggiormente competitivi sul mercato”.
Sono sostanzialmente tre le linee guida di sviluppo individuate da Cmb per far fronte alla crisi perdurante e continuare a crescere: puntare all’estero (sul quale c’è ancora molto da fare), affermarsi sempre più nel settore servizi e rafforzarsi attraverso acquisizioni strategiche. A delinearle è l’architetto Saetti: “il nostro Piano industriale prevede, a fronte di una crisi che non è destinata a risolversi completamente, di concentrarci in modo particolare su un mercato privato di alto livello (ndr i grattacieli realizzati per conto di Generali e Unipol) che sta conoscendo una certa ripresa e necessita di imprese capaci di garantire qualità, tempi certi e la gestione successiva dell’edificio. L’altra area su cui vogliamo lavorare  è invece quella dei servizi. Da un anno sono il direttore di una nuova divisione, nata dall’accorpamento dell’area project e quella dei servizi, che sta crescendo con un gradiente del 10% l’anno. Un dato positivo ma ancora insufficiente, ecco perché stiamo valutando  l’ipotesi di crescere per linee esterne, ovvero attraverso l’acquisizione di portafogli o imprese operanti in tale settore. Infine, non possiamo dimenticare l’estero: abbiamo in corso diverse offerte presentate, ora al vaglio dei committenti, in particolare in Algeria dove esiste un grande piano ospedaliero. Contavo, entro la fine dell’anno di riuscire ad avere risposte e di portare a casa almeno un risultato ma, purtroppo, la  crisi petrolifera ha comportato in questi Paesi (il cui reddito è determinato soprattutto dalle fonti energetiche) un forte allentamento: mi auguro che tale stallo si risolva in un periodo non troppo lontano. Oggi – prosegue Saetti – il fatturato estero è molto modesto ma, al contrario, può diventare una componente essenziale per ricominciare a crescere”. Nel 2015 la cooperativa ha iniziato a registrare alcuni segnali positivi, “ma quasi inaspettatamente – sorride Saetti – perché il quadro che ci circonda a livello nazionale è molto, molto negativo”.
Jessica Bianchi

 

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