La generazione del disimpegno morale?

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Li vediamo sfrecciare sulle loro biciclette con le cuffie piantate sulle orecchie. Oppure intenti a fissare i propri smartphone all’ingresso delle scuole. O, ancora, in formazione, camminare uniti, per le strade del centro. Belli e all’ultima moda. Sono gli adolescenti di oggi. Interconnessi. Eppure soli. Sempre più soli. Completamente esposti su social e whatsapp, paiono non comprendere che ciò che si consuma su queste arene pubbliche può irrompere con prepotente violenza nel reale. Figli di famiglie sempre più spezzate e ricomposte, in cosa si distinguono gli adolescenti di oggi rispetto a quelli del passato? Alberga un vuoto in loro? Cosa li anima? Quali sono le passioni capaci di scuoterli? Sono capaci di confrontarsi col dolore, gli insuccessi, la sofferenza? Quali sono i loro maestri? Quali sono le responsabilità degli adulti? Lo abbiamo chiesto alla psicologa carpigiana Sandra Frigerio, esperta di  problematiche in età infantile, adolescenziale  e sostegno alla genitorialità.
Dottoressa, come definirebbe gli adolescenti di oggi?
“Credo che gli adolescenti di oggi siano complessi e complicati tanto quanto gli adolescenti di epoche e generazioni passate. Dal punto di vista evolutivo, infatti, l’adolescenza è una delle tappe più complesse in quanto emblema del cambiamento, caratterizzato da modifiche a livello fisico, alle quali si accompagnano cambiamenti sia sul piano psichico che relazionale. E’ un passaggio carico di confusione e ambivalenze affettive che possono portare ansie e conflitti. Vi è il rinnegamento dell’infanzia e dall’altra la ricerca di uno status adulto: tutto ciò costituisce l’essenza della “crisi” del processo psichico che ogni adolescente attraversa. Dal punto di vista fisiologico emergono la crisi puberale, le modifiche somatiche, la maturità genitale e le tensioni che ne derivano; dal punto di vista cognitivo ed educativo, si verificano cambiamenti che determinano il passaggio dal pensiero concreto a quello astratto tipico della mentalità adulta. Lo sviluppo intellettivo porta  l’adolescente a voler dimostrare le proprie convinzioni e a non accettare quelle offerte dall’ambiente circostante, rappresentate dalla famiglia o dalla scuola e ciò favorisce l’insorgenza di conflitti. Infine dobbiamo considerare anche i conflitti psichici relativi allo sviluppo sessuale: l’adolescente reagisce in modo conflittuale alle trasformazioni a volte cercando di negarle e ponendo resistenza al processo di crescita; altre volte accogliendo il cambiamento come un segno di progresso, lungamente atteso. Ciò che distingue gli adolescenti di oggi rispetto ad altre generazioni del passato è il loro di modo di comunicare, soprattutto attraverso le nuove tecnologie, che in molte situazioni danno l’idea di maggior distacco relazionale e minor coinvolgimento emotivo”.
Come sono cambiate le relazioni interpersonali per i nativi digitali?
“I nativi digitali per definizione sono persone cresciute con le tecnologie (ad esempio computer, cellulare, Internet). Gli stimoli a cui sono stati esposti sin da bambini, quindi, sono di natura visiva: sono abili e rapidi nel captare immagini attraverso un monitor o uno schermo ma più lenti nel recepire stimoli uditivi. Le generazioni precedenti ai nativi digitali hanno, invece, privilegiato la via uditiva e sono maggiormente legati alla cultura della parola. Questo aspetto credo influenzi moltissimo le relazioni interpersonali, soprattutto in virtù di una capacità di ascolto che di generazione in generazione va diminuendo. Di contro gli adolescenti odierni con le nuove tecnologie o comunque attraverso la dimensione virtuale stabiliscono relazioni interpersonali attraverso il codice digitale di loro appartenenza”.
La percezione del tempo è mutata: tutto è schiacciato sul presente. Cosa comporta tale accelerazione?
“Effettivamente questo credo possa considerarsi un paradosso: il tempo in realtà è una misura costante, dettata in secondi. Quello che cambia è la nostra percezione. Come se ci sfuggisse di mano. L’epoca digitale fatta di immagini che si susseguono rapidamente ci dà l’idea di notorietà precaria. Un attimo prima siamo pubblicamente importanti (ricevere tanti “like” su FB ad esempio ci fa sentire apprezzati), l’attimo dopo siamo stati scavalcati da altre immagini. Penso che tale percezione sia dovuta al poco tempo dedicato alla riflessione e all’ascolto vero e proprio”.
Anche il contatto umano è divenuto sempre più aleatorio: tutto passa attraverso un monitor… quali i pericoli?
“I pericoli sono vari, ma fra tutti, questa modalità comunicativa indebolisce le relazioni vere, per far sempre più spazio a relazioni virtuali, considerate con scadenza a breve termine, meno impegnative e quindi più facili da troncare non appena se ne presentano altre più vantaggiose”.
Realtà virtuale e reale: spesso la prima impatta sulla seconda anche gravemente basti pensare ai fatti di cronaca che si rincorrono, dal cyber bullismo alla pedopornografia minorile su whatsapp. Quali sono i pericoli delle nuove tecnologie?
“Le nuove tecnologie oltre ad aspetti innovativi hanno fatto emergere nuovi fenomeni, che hanno una matrice comune: difficoltà di controllo e scarsa consapevolezza delle conseguenze. Diventano via via più diffusi i fenomeni del cyber bullismo tra i giovani, attuato mediante la rete, la pedopornografia, il gioco d’azzardo, autolesionismo, plagio. Ad esempio, la maggior parte degli adolescenti che incontro ha sul proprio cellulare almeno un gruppo su whatsapp attraverso il quale può verificarsi qualche episodio di trasmissione di video amatoriali in cui si ritraggono in atteggiamenti di nudità, oppure subiscono insulti continui dagli altri appartenenti al gruppo. Di recente è stato inserito nell’aggiornamento di questa applicazione il simbolo del dito medio… e questa la dice lunga.
I ragazzi di questa fascia evolutiva così delicata non hanno tutti gli strumenti adeguati e la consapevolezza delle pericolosità di questi atteggiamenti. Non sono consapevoli del fatto che questi atteggiamenti siano perseguibili anche dal nostro sistema giudiziario”.
Le famiglie sono sempre più disgregate e ricomposte: in questo scenario, spesso, i ragazzi crescono privi di regole. Quali i rischi?
“Le famiglie odierne sono il frutto di una serie di mutamenti sociali, economici, sociali e culturali. Oggi assistiamo a modelli familiari più permissivi in netta opposizione al modello autoritario delle precedenti generazioni. Questo quindi offre da un lato maggior negoziazione ma dall’altro più dispersione e minor controllo. Non esiste un modello genitoriale migliore di un altro, ma credo sia fondamentale che la famiglia si identifichi come contenitore affettivo stabile. I rischi sono il mancato rispetto delle regole, l’assenza di limiti e aumento dei conflitti, dapprima genitoriali e successivamente sociali”.
Onnipotenti, narcisisti e soli: come si rapportano questi giovanissimi con la frustrazione e il dolore?
“I giovani adolescenti, si trovano di fronte alla totale messa in crisi delle proprie certezze e la realtà interna diventa angosciante. L’intero sistema adattivo cade in crisi e ogni cambiamento genera ansie e conflitti che richiedono, a causa della loro identità, l’adozione di difese psichiche particolari. La difesa narcisistica, ad esempio, aiuta l’adolescente a valorizzare il proprio Io e a esaltare la propria autostima. Questo processo ovviamente favorisce il distacco dai modelli parentali, che se già deboli, rinforzano e autorizzano quest’atteggiamento. Il senso di onnipotenza, inteso come possibilità d’indipendenza tipica dell’età adulta, viene spesso rinforzato dall’uso delle nuove tecnologie che danno l’opportunità di instaurare maggiori relazioni sociali in minor tempo e di recepire più informazioni globali. La soluzione a queste tensioni è l’appartenenza al gruppo dei coetanei, dove sperimentare un’intimità nuova e livelli di accettazione differenti. E’ il luogo protetto dove il giovane trova il modo di esprimere il proprio potenziale affettivo e sessuale qualitativamente diverso da quello vissuto nella famiglia. Se però anche questo nucleo risulta debole e fatto di connessioni fragili, il tutto si complica”.
Si abbassa l’età di esordio relativamente al consumo di sostanze e di alcol. A cosa è imputabile tale fenomeno?
“Penso di tratti di un fenomeno multifattoriale.  Abusare di queste sostanze aiuta l’adolescente a mascherare le sofferenze e insicurezze interiori, la mancanza di iniziativa e possibilità di integrarsi coi pari che attuano le stesse dinamiche. E’ più importante appartenere a quel gruppo che seguire e rispettare determinati valori morali e sociali”.
E’ questa la generazione del disimpegno morale?
“Nel periodo adolescenziale si fanno sempre più forti le credenze morali e ideologiche che diventano parti integranti della concezione di identità di sé e decisive per lo sviluppo di un senso morale, quell’insieme di principi e ideali che aiutano l’individuo a distinguere il bene dal male e ad agire di conseguenza. Esso non comporta solo la capacità di accettare le norme sociali del gruppo di appartenenza ma anche l’abilità di valutare e criticare le regole, i valori di cui si ha consapevolezza. E’ in questo lasso di tempo che avviene il passaggio di problemi morali dall’ambito personale alla consapevolezza di valori sociali, culturali e universali. Oggigiorno lo sviluppo morale dell’adolescente risulta debole perché influenzato da modelli familiari non sempre coerenti e determinati. E’ più importante apparire e risultare visibili, a discapito della dimensione privata e personale”.
Quali le colpe dei genitori?
“Spesso le regole che vengono stabilite nel contesto familiare risultano poco esplicite e chiare. Dovrebbero essere poche, efficaci e soprattutto stabilite attraverso una sorta di forma contrattuale tra le parti in modo tale che la trasgressione possa prevedere una sanzione. Inoltre gli impegni lavorativi, sociali delle nuove genitorialità spostano il controllo e le responsabilità verso figure di appoggio educative, che non possono da sole ottenere l’interiorizzazione delle regole. Il tempo da dedicare ai figli, anche se poco, dovrebbe essere mirato e improntato sull’ascolto reciproco e sulla comprensione di atteggiamenti non sempre espliciti di questi ragazzi”.
Ovviamente ci sono famiglie sane e giovani adattati. Quali sono i segreti di queste famiglie? Di cosa hanno bisogno i giovani?
“Le famiglie sane sono quelle che riescono a mantenere la funzione di contenitore affettivo stabile, grazie ai modelli ricevuti dalla famiglia di origine e integrati con le nuove variabili comunicative e sociali. I giovani necessitano di essere ascoltati e compresi, di rispetto dei propri spazi e di sapere di avere un supporto costante nel momento del bisogno. Serve chiarezza nella decodifica della regola e successiva sanzione, in modo da non sentire ingiusta e inappropriata la punizione, che deve avere una valenza educativa”.
Jessica Bianchi

 

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