Una vita sulle punte

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“La danza è la cosa più bella della mia vita e, allo stesso tempo, la peggiore. Comporta sacrifici, stress e mi fa sentire insicura di me stessa e del mio corpo. Poi, però, quando salgo sul palcoscenico, tutto scompare. E’ come ricaricare la batteria di un cellulare. Ogni sforzo viene ripagato di colpo. Ti prepari con costanza tutto l’anno, ore e ore per quell’unico momento. Le luci, il palco, l’atmosfera magica del teatro ti avvolgono, donandoti un’energia davvero pazzesca”. A parlare è la diciassettenne carpigiana Beatrice Guastalla. Gli occhi brillanti, come il suo sogno più grande: “diventare una ballerina professionista ed entrare in una compagnia, magari americana o tedesca. Vorrei che la mia passione si trasformasse in un lavoro; anche soltanto per un periodo, vorrei danzare girando il mondo in tournée”. Beatrice sfiora il terreno sulle punte da quando era una bambina, come ricorda la madre Alessandra Saltini: “Bea ha iniziato a ballare a quattro anni nella scuola carpigiana diretta da Emma Koyceva. E non ha mai smesso”. La danza è stata ed è la sua compagna di vita, tanto da indurla a frequentare il Liceo Coreutico Canossa di Reggio Emilia, gestito per la parte inerente il ballo dall’Accademia di Roma: “le insegnanti continuavano a ripetere che Beatrice era un talento e che aveva dei numeri poiché compensava la sua altezza, (ben 183 cm) solitamente considerata un ostacolo nella classica, con una straordinaria eleganza ed espressività”. Dopo aver superato una prima audizione, in occasione della manifestazione fiorentina Danza in fiera, per entrare all’Ateneo della danza di Siena diretto dal Maestro Marco Batti, spiega Alessandra, “Beatrice ha sostenuto un altro provino e, successivamente, una settimana di stage estivo in Ateneo prima di essere ammessa. Da quando è lì, è letteralmente fiorita. Esplosa. L’insegnante Alessio Barbarossa l’ha finalmente vista: è riuscito a far emergere il suo io più profondo. Ha trasformato la sua altezza in un punto di forza. Nella sua potenza. L’ha liberata e ha reso il suo movimento più aperto, fluido, arioso. Mia figlia ha capito chi è e ha trovato il suo posto  come danzatrice”. Da due anni Beatrice vive a Siena dove al mattino frequenta, con ottimi risultati il Liceo statale economico – sociale Piccolomini (lo scorso anno ha vinto una borsa di studio essendosi distinta come la più meritevole studentessa tra le classi terze) e al pomeriggio frequenta l’Ateneo: “dopo le lezioni corro a casa, mi preparo, e alle 14 sono in sala prove da dove esco non prima delle otto di sera. Una volta rientrata ceno e mi dedico ai compiti e alla gestione della casa. E’ dura”, sorride Bea che vive insieme ad altre tre coinquiline, “una spagnola, un’argentina e una giapponese.  Tra noi si è instaurata una bella amicizia e uno scambio a dir poco meraviglioso. Ci raccontiamo un sacco di cose, compresi ricordi d’infanzia e abitudini… ridiamo molte delle nostre reciproche differenze”. E nella lontananza persino Carpi è diventata più bella: “la mia città mi manca. Solo quando sei lontana ne apprezzi appieno la bellezza e la vivibilità”. “Quella che sta vivendo mia figlia, aldilà della danza, – aggiunge Alessandra – è un’esperienza di vita incredibile. E’ cresciuta, è diventata autonoma. Il primo anno è stato molto difficile, era l’ultima arrivata, tutto le era sconosciuto, ma lei è tosta e ha superato ogni ostacolo. Bea è saggia – ride sua madre – non è invidiosa, né competitiva. Mi ripete continuamente che l’unica sfida che ha intrapreso è quella com se stessa. Per superare ogni limite. A Carpi, così come a Reggio Emilia, è sempre stata la più brava: a scuola, a danza… la lezione che le ha impartito l’ateneo senese è stata la più grande e preziosa. Non si può sempre eccellere; nella vita non si può essere i numeri uno in ogni ambito. Bea è riuscita a superare l’impatto iniziale, a convivere con la consapevolezza di essere la peggiore tra le migliori del suo corso ed è diventata più forte, tanto che quest’anno nel saggio finale, nella messa in scena di Coppellia ha avuto un ruolo di rilievo. Non tutti sarebbero disposti a diciassette anni a fare tanti sacrifici e a ridurre praticamente al minimo la vita sociale e il divertimento”. La partenza di Beatrice da Carpi è stata dura per tutti in famiglia: “Bea non ha mai tradito la nostra fiducia, è una ragazza responsabile e io e mio marito Enrico ci fidiamo completamente. Inoltre, a Siena, tutte le ballerine dell’Ateneo vivono in un condominio estremamente controllato. Ogni studentessa ha un tutor reperibile ventiquattro ore su ventiquattro e le minorenni devono tassativamente fare rientro a casa ogni sera alle 23”. La vena creativa scorre nel sangue della famiglia Guastalla: dal padre, musicista ed ex Ladri di Biciclette, alla figlia minore Eleonora, che studia canto e recitazione. “Il nostro desiderio – prosegue Alessandra – è da sempre quello di assecondare le inclinazioni delle nostre figlie, non ostacolando le loro passioni. Se saranno capaci di di trasformare i loro sogni in un lavoro concreto, noi ne saremo felici. A prescindere da come andrà sono convinta che essere animati da una passione grande aiuti a capirsi meglio, a esprimere se stessi, a trovare un canale prezioso per comunicare col mondo circostante. Le mie figlie hanno scelto il linguaggio della danza e del canto per raccontare chi sono e affermare se stesse. Quando Bea è partita per me è stato difficilissimo ma se lei sta bene, raggiunge i suoi obiettivi ed è contenta, io sono felice a mia volta”. Il prossimo anno Beatrice si diplomerà all’Ateneo (della durata di otto anni, la giovane carpigiana era stata inserita al sesto) e dopo aver conseguito il titolo di ballerina professionista tenterà di entrare in una compagnia. Coi piedi ben saldi a terra, Bea ha le idee chiare: “mi darò un anno di tempo per dedicarmi con tutta me stessa a provini e audizioni. Vorrei entrare in una compagnia di contemporaneo poiché da quando ho conosciuto questo approccio alla danza mi sono letteralmente innamorata. E’ stata una scoperta meravigliosa: il contemporaneo ti consente di esprimerti al meglio, giocando sull’individualità di ciascun danzatore”. “Beatrice vive la vita come una sfida da vincere. Ogni ostacolo è vissuto come un’occasione per migliorarsi. Lei non si arrende mai. Questa è anche la nostra filosofia di vita, qualcosa le abbiamo trasmesso…”, sorridono orgogliosi Alessandra ed Enrico.
Jessica Bianchi

 

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