Marinai si diventa…

0
1392

Diversi critici letterari sono convinti che Ulisse, protagonista dell’Odissea di Omero, fosse arrivato sino in Sardegna e poi allo Stretto di Messina, mentre Dante era addirittura convinto che fosse giunto allo Stretto di Gibilterra per poi proseguire verso l’Oceano Atlantico. Tuttavia, l’itinerario del viaggio di Ulisse deve la sua ricostruzione alla sensibilità moderna, poiché quanto viene descritto da Omero è semplicemente un accumulo di tappe piuttosto vaghe. Tali divagazioni valgono soprattutto per un carpigiano che, da anni, ha fatto delle rotte di Ulisse – il Mediterraneo e l’Atlantico – la propria casa e che, ne è fermamente convinto, ritiene sia il viaggio, e non la meta, ciò che gli dona respiro ogni giorno. Omero Moretti – quando si dice che i nomi talvolta sono profetici – è nato a Carpi 60 anni fa, ma da 30 trascorre ben 11 mesi all’anno in mare compiendo traversate dell’Atlantico, dalla Spagna ai Caraibi e, durante la stagione estiva, organizzando crociere nel Mediterraneo e viaggi-vacanza tramite il consorzio La Compagnia degli Skippers Oceanici. Non è facile fermare un marinaio: è come tentare di placare le onde del mare. E, infatti, in questi giorni Omero Moretti è a Palau, in Sardegna, e l’intervista si svolge telefonicamente, il che non gli impedisce di farci sognare mari cristallini e atmosfere d’altri tempi. Un’idea folle quella che l’ha portato a lasciare il proprio lavoro, tanti anni fa, e intraprendere la via dell’acqua? E’ Moretti stesso a rispondere.
*b*Cosa ti ha portato a questa ardita decisione?+b+
“Avevo un’officina metalmeccanica che produceva stampi. D’estate, per hobby e per svago, andavo in barca. Col passare del tempo, la mia passione per il mare si è tramutata in un sogno che poi, pian piano, si è realizzato. Ho preso questa decisione perché ero scontento del mio lavoro, irto di difficoltà. Un po’ per gioco, un po’ per scommessa, insomma. Un’idea folle? Nessuno me l’ha mai detto apertamente, anche se i colleghi che da anni svolgevano questa professione dicevano che fare il marinaio era un’attività in via d’estinzione. Nel mio piccolo ho tuttavia saputo conciliare l’aspetto vacanziero con l’esperienza che il viaggiare in mare dona a chi lo fa. La svolta nel settore del turismo ha fatto la differenza: la barca è un luogo di ritrovo e rappresenta un modo di vedere la terra in modo diverso”.
*b*Come si svolge la tua professione?+b+
“Da giugno a settembre viaggio per il Mediterraneo, mentre da ottobre a fine marzo compio la traversata dell’Atlantico (ne ha compiute 28 ndr). Quest’ultima necessita di venti giorni all’andata e altrettanti al ritorno: nel mezzo, c’è una permanenza di quattro mesi ai Caraibi e, da lì, con gli ospiti della mia barca, facciamo crociere nelle Antille: 10 giorni, di isola in isola”.
*b*E le tue, di vacanze?+b+
“Quando lavoro! Una vacanza vera e propria non so più nemmeno cosa sia. Ogni settimana ospito sulla mia barca otto persone diverse che mi raccontano le proprie esperienze, le proprie storie: non vivo più solo la mia vita, ma anche quella di tutte le persone con cui entro in contatto. Contrariamente a quanto si possa pensare, questo è un lavoro pesante, ma è legato a una passione e ciò rappresenta una fortuna e un privilegio, per me”.
*b*Freya è il nome della tua barca: cosa significa? Sarà diventata la tua migliore amica..+b+
“E’ il nome di una divinità scandinava considerata la dea dell’amore e della famiglia. Rappresenta il calore tra le persone e credo si addica bene alla mia imbarcazione che, per lavoro, trasporta persone che per lunghi giorni stanno a stretto contatto tra loro. E’ un nome nato apposta per lei. Più che un’amica, rappresenta la mia amante, qualcosa di vivo. Questo mestiere me la fa condividere con tante persone, ma lo faccio volentieri”.
*b*Come insegna la letteratura, anche tu ricorri a qualche rito scaramantico a bordo? +b+
“No. Le superstizioni derivano da vecchie storie. Oggi manca una buona cultura nautica: tutti desiderano la barca, ma nessuno sa o vuole impegnarsi nell’apprenderne i segreti. Tra questi non c’è spazio per dicerie d’altri tempi. C’è chi pensa, ad esempio, che una donna a bordo sia di cattivo auspicio, ma è solo una chiacchiera derivante dal passato, quando le traversate duravano anche anni e il gentil sesso poteva creare un certo scompiglio”.
*b*Il viaggio più bello?+b+
“La mia vita. Non ricordo un viaggio in particolare: ognuno è diverso e di ognuno conservo qualcosa di splendido. Il posto che amo di più è quella che oggi sento come casa mia: la Sardegna. A Carpi conservo i miei affetti famigliari, ma è il mio Mediterraneo il luogo dove mi sento a mio agio”.
*b*Il tuo prossimo progetto?+b+
“Sto lavorando a un’autobiografia. Una casa editrice si è interessata ai racconti del mio blog e mi ha chiesto di mettere le mie esperienze su carta. Non sono certo un filosofo, quindi sto semplicemente scrivendo ciò che negli anni ho vissuto: ne sta uscendo una sorta di diario che ripercorre la mia storia”.
*b*Quale altro sogno vorresti veder realizzato?+b+
“Ho realizzato i miei sogni remando contro le regole classiche del vivere. C’è chi mi invidia perché ho fatto questa scelta, ma è un’invidia sana: li faccio sognare. Per il futuro ho un desiderio, sì. La strada verso i Caraibi l’ho compiuta per lavoro, non per motivi esotici. Sono posti straordinari: senti la vera leggerezza del vivere, a differenza dell’Italia dove siamo intrappolati tra doveri e scadenze. Tuttavia il mio vero sogno, da appassionato di archeologia, è visitare i luoghi delle mie letture preferite: Croazia, Grecia e Turchia. Lo sogno da tempo. Potrei rimanere deluso? Se non vado, non lo saprò mai”.
Nomen omen, affermavano gli antichi Romani, a voler significare che nel nome delle persone è racchiuso il loro destino. Se è vero che la saggezza dei latini raramente viene smentita, crediamo che Omero non rimarrà affatto deluso dai suoi sogni.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here